Interessanti argomenti sono stati trattati allo StartUp Saturday Europe , giunto alla XVIII edizione, tenutosi il 9 Maggio 2015 presso il Polo Tecnologico di Lucca, al quale ho partecipato in qualità di socio, dove oltre al dibattito aperto su come costruire un'impresa innovativia in Italia con le testimonianze di startup che hanno avuto successo quali Habble, Extrasolution e CEAM Control Equipment, ho avuto l'occasione di conoscere Kiko Corsentino che ha introdotto il tema dell'utilizzo dei dati georeferenziati in un contesto di business.
Subito sono emersi i concetti di geofencing e prossimità, tematiche al passo con il marketing e fondamentali per l'ottimizzazione di tali attività, che hanno aperto spunti a possibili soluzioni basandosi sul mezzo di bridge principale che tutti abbiamo in tasca, l'"inseparabile" smartphone. Il geofencing non è altro che la definizione di un'area geografica dove, accedendo all'interno dei relativi confini possono essere attivate determiante azioni, non a caso molti negozi e aziende utilizzano il geofencing per inviare, tramite email o notifiche push, offerte speciali per i clienti quando si trovano a piedi o in auto nelle vicinanze della posizione in cui è ubicata l'azienda stessa. Ma il geofencing può essere anche in forma ridotta ricondotto al marketing di prossimità, entrano in gioco ad esempio gli iBeacon dove all'interno di un negozio in base allo storico del cliente o la sua posizione tra gli scaffali possiamo inviare sconti e offerte promozionali tramite email ai clienti preventivamente affiliati. Ma il marketing di prossimità non è solo limitato ai coupon, basti pensare alla tecnologia NFC e all'interazione che può dare ad un visitatore in un museo molto più immediata e dettagliata, nonchè assicurata, di quanto può dare un'audio guida non sempre considerata nell'acquisto del biglietto. Anche gli RFID e i QRCode sono papabili soluzioni che sfruttano la prossimità.
Ma un argomento vasto nonchè ancora poco sfruttato nelle sue effettive potenzialità, in particolar modo per i costi di analisi dei dati (che sono proprio il cuore del successo che ne può derivare), sono i Big Data, già affrontati in un mio precedente articolo dal titolo "Big Data: tutti i numeri del 2014 e sviluppo per il 2015, quanto le aziende investono". L'obiettivo in linea generale, è quello di tracciare il comportamento dei consumatori, raccogliendo più dati possibile, al fine di catturare intuizioni su bisogni e desideri degli utenti, attraverso operazioni di data mining ossia, l'estrapolazione di informazioni utili ai propri scopi a partire da grandi quantità di dati.
Il fine ultimo è prendere decisioni consapevoli e presentare comunicazioni e offerte altamente personalizzate e rispondenti ai bisogni e desideri dei consumatori. Queste informazioni possono essere recuperate in modo esplicito o implicito, le prime tramite iscrizioni a newsletter o salvataggio di dati forniti durante un acquisto online, le altre invece, da analizzare, filtrare, e vagliare si recuperano dalle pagine viste (Google Analytics) e da tutto ciò che può essere calamitato da un accesso effettuato tramite social login, da social conversation, ecc...
Le informazioni implicite possono dire molto di più sulle tendenze di una persona di quanto non lo facciano i meri dati personali o le risposte a sondaggi obbligati, basti pensare a come utilizziamo quotidianamente Facebook, a quali post clicchiamo su "Mi piace", di cosa parliamo con gli amici e gli altri contatti, di che gruppi facciamo parte e così via, ed ecco tracciato un profilo sul quale basare strategie mirate di marketing.
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