Basta soffermarsi velocemente a pensare a come teniamo tra le nostre mani i vari dispositivi quali smartphone, note, tablet, laptop, ecc... che inevitabilmente ci accorgiamo che ognuno di essi può essere ottimizzato a livello di interfaccia utente. Ma nonostante le diverse impugnature è possibile trovare un aspetto comune cross-device che gioca un ruolo fondamentale nella progettazione delle interfacce, ossia l'utilizzo dei pollici.
Valutiamone gli aspetti in base al dispositivo:
Uno studio condotto un paio d'anni fa su un campione di 1.300 persone intente a scrivere con il proprio smartphone ha evidenziato che il 49% lo impugnava con una sola mano, il 36% teneva il telefono in una mano e scriveva con l'indice o il pollice dell'altra e il restante 15% ha adottato l'impugnatura a preghiera (a due mani toccando il display con entrambi i pollici), Fig. 1:
Fig. 1 - Smartphone - Tipi di impugnatura ed utilizzo dei pollici
Lo studio ha fatto emergere anche altre abitudini delle persone quando sono atte ad utilizzare il proprio dispositivo tra le quali quella di cambiare mano quando si è intenti a fare qualcos'altro dedicando la mano dominante alle altre operazioni come scrivere, bere, ecc... E' stata quindi evidenziata una netta preferenza per l'uso di una sola mano con la conseguenza che il pollice rimane l'unico dito che permette di interagire comodamente con il display del dispositivo. Va fatto presente inoltre che il pollice è spesso utilizzato anche in caso di presa a due mani come mostrato nella figura seguente, Fig. 2:
Fig. 2 - Smartphone - Utilizzo dei pollici con presa a una e a due mani
Mentre su uno smartphone di piccole dimensioni il pollice può spaziare con facilità sulla maggior parte dell'estensione del display, su dispositivi più grandi il ventaglio che riesce a coprire è ridotto e gli angoli sia in basso che in alto diventano zone inesplorate, Fig. 3:
Fig. 3 - Note - Zone del display difficilmente accessibili al pollice (area rossa)
Questo vale sia per i mancini che per i destrorsi ma a questo punto nasce una riflessione, i punti estremi che possono essere raggiunti dal pollice di un destrorso possono risultare più scomodi per un mancino e viceversa, ma in base alla premessa sul fatto che molti utilizzano la mano "debole" per utilizzare il proprio smartphone, la differenza in questione viene meno pertanto la soluzione più efficace a livello di usabilità è quella di prevedere le funzionalità principali dell'interfaccia nella parte centrale valorizzando la zona inferiore, più facilmente raggiungibile, rispetto a quella superiore che richiede un'estensione del pollice tale da poter scomodare la presa.
La categoria successiva di dispositivi, immediatamente dopo lo smartphone ma un gradino sotto al tablet, è rappresentata dai Note che con le loro dimensioni intorno ai 7 pollici rendono la navigazione tramite il pollice un po' più ridotta sia in altezza che in larghezza, per questo motivo l'utilizzo di due mani è la soluzione più gettonata dai loro utilizzatori come dimostrato da uno studio del 2014 sull'utilizzo dei dispositivi mobili dove appunto emerge che i possessori di Note utilizzano entrambe le mani per il 70% del tempo di utilizzo. In linea generale comunque i possessori di tali dispositivi li utilizzano per il 35% del tempo lo tiene in una mano interagendo con essi toccando con il dito indice dell'altra, tuttavia il pollice risulta il "vincitore" anche di questa categoria, sia con uno solo che con entrambi, con un utilizzo espresso nel 60% del tempo, Fig. 4:
Fig. 4 - Note - Utilizzo dei pollici con presa a una e a due mani
Inuitile dire, come anticipato, che lo spazio di azione del pollice su questa tipologia di dispositivi, nonostante l'area di movimento sia la stessa e nel caso di utilizzo a due mani una parte si interseca, è evidentemente ridotto rendendo difficoltosa una progettazione che possa sfruttare al massimo gli spazi. Va considerato però che nonostante il 25% del tempo di utilizzo di questi device che vede l'impugnatura ad una mano può risultare poco è in realtà un valore di considerevole entità pertanto i progettisti di intefacce dovrebbero avere come obiettivo la navigazione a singolo pollice, Fig. 5:
Fig. 5 - Note - Zone difficilmente accessibili al pollice (area rossa)
Con l'uso di una sola mano su questi dispositivi si possono creare situazioni in cui, nel tentativo di raggiungere obiettivi nella parte superiore del display, si creano delle zone inaccessibili laddove il pollice, con una presa canonica, ha il suo noto ventaglio di azione e questo può comportare anche problemi di interazione dovuti a una questione di multitocco, Fig. 6:
Fig. 6 - Note - Zone coperta tentando di raggiungere la parte superiore del display
Con i tablet la situazione si complica perchè ci sono diversi fattori, dovuti al dispositivo e all'utilizzatore, che fanno aumentare il numero di modalità con le quali un device viene tenuto. Tuttavia, se pur con diversi accorgimenti, la regola di base descritta fin'ora sulla progettazione rimane valida.
Sempre da uno degli studi precedenemtene accennati l'88% dell'utilizzo del tablet avviene quando siamo seduti ed il tipo di impugnatura varia in funzione della distanza alla quale lo teniamo (in piedi si tende a tenerlo più vicino). E' preferita, con un rapporto 60/40, la posizione in portrait (verticale) rispetto a quella landscape. E sia per comodità che per via del peso, l'utilizzo di tali apparecchi avviene appoggiato su un piano orizzontale (40% del tempo) rispetto a un basamento verticale (22%). Più uno schermo è grande e più la modalità con cui viene utilizzato si avvicina a quella dei dispositivi ibridi o laptop che saranno mostrati tra poco.
Quando il tablet è impugnato con due mani, solitamente quando si è in piedi, la funzione dei pollici torna ancora a giocare un ruolo assai importante anche se rispetto ai dispositivi visti fin'ora l'arco di azione è ben diverso, infatti in questo caso le zone più calde sono quelle laterali privilegiando la fascia superiore rispetto a quella inferiore, per un'ovvia questione di praticità e mobilità, fig. 7:
Fig. 7 - Tablet - Copertura pollice con impugnatura con una e due mani
Inutile dire che in questo caso le zone da valorizzare a livello di interfaccia sono quelle laterali lasciando poca prevalenza all'area centrale dato che all'aumentare delle dimensioni essa diventa irraggiungibile. Considerando inoltre che l'utilizzo di tali strumenti richiede uno sforzo fisico superiore rispetto agli smartphone, la facilità di raggiungimento degli obiettivi interattivi diventa cruciale.
La situazione si complica con l'introduzione dei dispositivi che dispongono di una tastiera, dove la richiesta di alternare l'utilizzo dei tasti fisici alle interazioni su scherma è oggetto di dibattito già dall'arrivo di Windows 8. Ma uno studio della Intel condotto per capire la volontà delle persone nell'utilizzare laptop con display adatto al tocco ha fatto emergere che per il 77% del tempo le persone prediligono il touch screen rispetto all'utilizzo di mouse e tastiera, forse per un fattore emotivo, forse per praticità di utilizzo, fatto sta che questo comporta un graduale affaticamente delle braccia nell'utilizzatore che tenderà ad appoggiarle lungo i lati della tastiera per poter interagire con il touch screen, evidenziando che, in un primo momento il dispositivo può essere utilizzato con una singola mano e l'indice che riesce a spaziare nella maggior parte dello schermo (un po' meno negli angoli), quando però la stanchezza sopraggiunge le parti maggiormente soggette a interazione sono gli angoli inferiori dello schermo con un passaggio alla presa a due mani, Fig. 8:
Fig. 8 - Ibridi - Area interattiva con impugnatura con una e due mani
Anche in questo caso la progettazione dell'interfaccia dovrà fare fede al campo di azione dell'eventuale presa con utilizzo del pollice in quanto, per un fattore di comodità e stanchezza, anche l'utilizzatore della singola mano e dell'indice tenderà a mantenere il braccio appoggiato sul piano di lavoro e con buona probabilità esplorerà ed interagirà con il display cominciando ad utilizzare il pollice, Fig. 9:
Fig. 9 - Laptop - Utilizzo del pollice per interagire con il display
Ricapitolando, non importa quale sia la dimensione dello schermo perchè il pollice rimane il dito con cui è più semplice interagirvi con il minimo sforzo. I progettisti di layout hanno quindi una buona base su cui orientarsi in quanto queste considerazioni di tipo ergonomico potrebbero portare nel tempo alla realizzazione di uno standard da adottare per lo sviluppo di applicazioni, sia web che mobile, più comode da utilizzare in vari contesti e di conseguenza con una marcia in più rispetto alle altre presenti in rete o sul mercato.
Il presente articolo si basa su un estratto del primo capitolo del libro Designing for Touch di Josh Clark's (immagini originali da alistapart.com), che ho rielaborato traendone le parti più interessanti al fine di dare spazio a riflessioni e nuovi approcci alla progettazione di interfacce spesso non attente ad un aspetto fondamentale che è quello dell'usabilità.
Non sarà semplice ottenere uno standard valido per tutti i dispositivi perchè col passare del tempo i dispositivi diventano sempre più grandi e i pollici sempre più piccoli :)
Di certo un'ottimizzazione è necessaria per non costringere le persone ad utilizzare obbligatoriamente due mani anche per le operazioni più banali.
Dal mio punto di vista il problema, quantomeno per gli smartphone, non sussisterà perchè ci sarà un'inversione che riporterà a standardizzare le dimensioni massime dei dispositivi. Se uno strumento che deve essere pratico per scrivere, rispondere alle chiamate, ecc... è comunemente utilizzato con una mano, non ha senso estenderlo rendendo inaccessibili al tocco alcune sue parti, così come poco pratica la sua usabilità (nonchè la sua presa) costringendo l'utente all'impiego dell'altra mano.